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sabato 10 maggio 2008

QUANTO GUADAGNANO I LAUREATI?

La laurea non paga, il titolo di studio influisce poco sullo stipendio: vale sì e no una spesa mensile in più al supermercato, centoventi euro lordi medi, uno scarto minimo che non bada al merito e ai potenziali di crescita e che condanna le retribuzioni ad un piattume dal quale si emerge solo se la carica ricoperta è molto alta.

L'Italia, dunque, non premia lo studio: lo si intuiva già, ora però ci sono anche i numeri. Li ha forniti il rapporto 2008 dell'Unioncamere sottolineando che le differenze di stipendio fra laureati e non laureati sono all'osso. Le retribuzioni di professioni non qualificate, di conduttori di impianti, di operai specializzati, di addetti alle attività commerciali e impiegati, si aggirano infatti tutte tra i 21 e i 23 mila euro (dieci milioni di lavoratori, due terzi del totale).
Si va dai 21.170 euro di un dipendente non qualificato ai 22.750 di un impiegato, anche laureato. In queste categorie di lavoro si colloca infatti il 55 per cento dei diplomati e il 15 dei laureati: per loro gli anni di studio in facoltà non sono stati monetarizzati. Alla fine dell'anno la differenza con chi ha frequentato la scuola dell'obbligo non supera i 1.600 euro. La distanza è invece ben più evidente quando si occupa una poltrona da dirigenti, dove in media si guadagna oltre 92 mila euro l'anno.

L'appiattimento verso il basso, secondo il presidente
della Unioncamere Andrea Mondello "è il sintomo più evidente della scarsa attenzione al merito che caratterizza il mercato del lavoro italiano e segnala un paese disattento al valore dello studio e delle competenze, che rischia di mortificare le migliori risorse su cui può contare per rilanciarsi". Ciò detto, chiarisce, bisogna studiare perché le possibilità di trovare occupazione e di progredire in carriera sono comunque legate al titolo.

In compenso, se non c'è discriminante retributiva sullo studio, la differenza si nota sul sesso. Essere femmine in Italia è ancora un problema: la distanza fra le due buste paga è in media del 16 per cento. A parità di mansioni e su tutti i livelli, ma con particolare accanimento per i profili tecnici (operai specializzate e assemblaggio).

E poi - al di là della paura dello straniero, e restando nel campo sul lavoro - va anche ricordato che il 9,2 per cento dell'apporto al Pil nazionale è garantito dagli immigrati e che l'invecchiamento della popolazione fa sì che quasi il 44 per cento degli amministratori d'impresa ha più di 50 anni. Il manager anziano ruba spazio al giovane: negli ultimi cinque anni le cariche assegnate a over-70 sono aumentate del 50 per cento.

Tutto questo in un quadro economico che garantirà, per il 2008, una crescita del Pil di appena lo 0,5 per cento, che ha appena raggiunto un record non incoraggiante nel rapporto fra nuova nascita e chiusura d'imprese (nel 2007 il saldo è stato positivo, ma è il più basso degli ultimi cinque anni) e che fa ai conti con un evidente ritardo nelle infrastrutture. Fra il 2000 e il 2005 in Italia sono stati aperti 64 chilometri di autostrade contro i 1.035 della Francia e i 2.383 della Spagna. La Francia possiede 1.893 chilometri di linee ad alta velocità, la Spagna 1.552 la Germania 1.300, l'Italia 580. Su tutti i fronti servono scelte coraggiose, suggerisce Unioncamere.

FONTE:REPUBBLICA.IT

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