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mercoledì 21 maggio 2008

LE LIQUIDAZIONI D'ORO METTONO AL VERDE IL SENATO

Lo tsunami elettorale ha spazzato via la sinistra e i "nanetti", ha rinnovato (in parte) le Camere e ha cancellato un esercito di mandarini che sedeva lì da decenni. Solo che ha svuotato anche le casse. Quelle del Senato, almeno. Nessuno è scappato via col bottino. Il fatto è che le liquidazioni d'oro ai grandi vecchi, da Armando Cossutta a Clemente Mastella giusto per dirne un paio, legittime e previste per legge, hanno però prosciugato il fondo di previdenza di ben 8 milioni di euro, quasi tutta la liquidità disponibile. Un altro ammanco di due milioni lo hanno creato nei due anni della legislatura più breve della Repubblica i senatori che hanno usufruito (in massa, si suppone) dell'assistenza sanitaria gratuita. Risultato: lo Stato - il Tesoro, per la precisione - dovrà correre ora ai ripari, per coprire un buco da dieci milioni di euro rinvenuto nei conti interni di Palazzo Madama. L'amara scoperta, è il caso di dire, è stata fatta dai tre nuovi questori insediati a Palazzo Madama al fianco del presidente Renato Schifani. A Romano Comincioli (Pdl), Paolo Franco (Lega) e Benedetto Adragna (Pd) è stata sufficiente la prima seduta del Consiglio di presidenza e il ditino dei funzionari sui conti in rosso per rendersi conto della situazione. Il "fondo di previdenza" quasi azzerato. Non si potranno limitare, come avviene per prassi, a "prendere atto" del bilancio interno da una sessantina di milioni già approvato il 28 febbraio scorso dal vecchio Consiglio di presidenza. Il bilancio dovrà essere "riaperto" e modificato. E quei dieci milioni del fondo esaurito non potrà che coprirli lo Stato.
Troppo facile puntare l'indice sui costi della casta, certo. Sta di fatto che a causare l'imprevisto sono state per lo più le liquidazioni degli onorevoli senatori cessati dal mandato perché non più rieletti. Qualche esempio? Per Armando Cossutta (10 legislature alle spalle), l'importo netto ammonta a 345 mila euro. Per Clemente Mastella (9 legislature) 307 mila euro. E poi l'avvocato forzista Alfredo Biondi, che con otto legislature porta a casa 278 mila euro, qualcosa in più rispetto ai 240 mila del centrista Francesco D'Onofrio. E, via scendendo, gli altri. Nulla di male, nulla di illegittimo, ha tuonato Mastella a chi lo ha incalzato dopo l'uscita di scena per quell'"obolo" finale. Agli otto milioni di disavanzo hanno contribuito anche le restituzioni dei contributi versati ai più "sfortunati", si fa per dire: i senatori alla prima legislatura non rieletti il 13 e 14 aprile. Stesso discorso a Montecitorio, anche la Camera sta ancora pagando il "tfr" di Ciriaco De Mita (11 legislature) e Gerardo Bianco (9), Angelo Sanza (10) e Luciano Violante (8), solo per citarne alcuni. E anche lì, stime ufficiose, calcolerebbero in poco più di 8 milioni l'esborso. Ma al Senato stanno già rimettendo mano al bilancio. "Qui dobbiamo mettere da parte l'appartenenza e ragionare come se questa fosse un'azienda" ha avvertito il questore "anziano" Comincioli rivolto ai colleghi al primo incontro. "Una cosa è certa - fa notare Adragna, Pd, fedelissimo dell'ex presidente Marini - dovremo proseguire l'opera di contenimento dei costi avviata da chi ci ha preceduto. E il primo banco di prova sarà proprio bilancio che andrà rivisto, sì, ma solo per far fronte all'ammanco e per nient'altro". Come dire, quando si rimette mano ai conti, il rischio di altri "ritocchi" al rialzo c'è sempre. Infine il capitolo sanità. I senatori hanno fatto negli ultimi due anni un largo ricorso all'assistenza di Palazzo Madama. In questo caso il deficit registrato è di 2 milioni di euro e ad avvedersene è stato, a cavallo tra vecchia e nuova legislatura, il precedente collegio dei questori, in cui compariva lo stesso Comincioli (con Helga Thaler e Gianni Nieddu). La contromisura è già scattata con l'avvio della legislatura: cura dimagrante con provvedimento dal titolo "modifiche al tariffario delle prestazioni sanitarie". Tipo, dal 100% di rimborso della "spesa sostenuta per ogni tipo di prestazione" si passerà all'80. Taglio da 30 a 23 mila euro del "plafond familiare triennale per cure odontoiatriche" (finora 10 mila euro l'anno per la famiglia del parlamentare). Con chicca finale: il senatore può iscrivere al fondo di assistenza sanitaria anche il genitore, ma ora - hanno scritto i questori ai colleghi - "questo comparto è in fortissimo deficit, tenuto conto dell'età molto avanzata dei beneficiari". Così, il contributo mensile per il genitore passa da 100 a 200 euro mensili. Ma "tale situazione, dato che il sistema è finanziato con fondi pubblici, non è oltremodo sostenibile". I senatori, e i loro genitori, sono avvertiti.
FONTE:LASICILIA.IT

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