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lunedì 17 marzo 2008

ELEZIONI 2008: IL SISTEMA ELETTORALE


Nel post di oggi l'attenzione è rivolta al sistema elettorale con cui si voterà il 13 e 14 aprile. La legge Calderoli o Porcellum (da dove lo si vuole vedere) prevede il proporzionale e le liste bloccate (ci azzardiamo di dire che quest'ultima cosa è un'autentica vergogna che nuoce al sistema democratico e privilegia il clientelismo!). In quest'articolo di Giorgio Dell'Arti, giornalista e scrittore, (autore di una seguita quanto geniale rubrica sulle colonne de"La Gazzetta dello Sport) viene definito in modo chiaro e immediato il sistema elettorale in vigore:

Porcellum: come funziona

Come funziona la legge elettorale, detta Porcellum
Molti lettori mi hanno chiesto di spiegare una volta per tutte come funziona la legge elettorale con la quale voteremo il 13 e il 14 aprile 2008.
Ecco qui.
Bisogna prima di tutto sapere che noi votiamo con un sistema proporzionale. Significa questo: se un partito prende il 10 per cento dei voti avrà il 10 per cento dei seggi. Se prende il 20 avrà il 20. Eccetera. Quando dico “seggi” intendo dire “parlamentari”, cioè “deputati” (alla Camera o Montecitorio) o “senatori” (al Senato o Palazzo Madama). Per esempio: alla Camera i seggi a disposizione sono 630. Se un partito prende il 10 per cento dei voti, con il sistema proporzionale avrà diritto a 63 seggi. Se prende il 20 per cento dei voti, gliene toccheranno 126. Eccetera.
Tutto questo se il sistema fosse un proporzionale puro. Noi votiamo invece con un proporzionale corretto. Significa questo: che prima di distribuire i seggi proporzionalmente, si applicano degli sbarramenti e si dànno dei premi di maggioranza.

Sbarramento

“Sbarramento” significa questo: che se tu non prendi una percentuale minima di voti, non sei ammesso in Parlamento, cioè non ricevi nemmeno un seggio. Per esempio, un partito prende l'uno per cento dei voti. In base alla legge proporzionale pura avrebbe diritto a sei seggi. Ma ci può essere una regola che dice: tu, per avere la tua dote di seggi, devi prendere almeno il 2 per cento dei voti! In questo caso, con il tuo uno per cento non fai niente, perché non vieni ammesso alla ripartizione e i voti che hai ricevuto è come se non esistessero.
La legge con cui voteremo il 13 e il 14 aprile mette due sbarramenti diversi, uno alla Camera e uno al Senato.
Alla Camera: per essere ammesso alla ripartizione proporzionale, la tua lista deve prendere a livello nazionale almeno il 4% dei voti. L'espressione “a livello nazionale” significa che si contano tutti gli italiani che hanno votato e, per essere ammessi alla ripartizione proporzionale, è necessario che il 4 per cento di questi italiani abbia votato per la tua lista. Su 30 milioni di elettori - per capirci - significa raccogliere almeno 1 milione e 200 mila voti.
Al Senato: il Senato distribuisce i suoi 315 seggi Regione per Regione, e dunque anche lo sbarramento funziona Regione per Regione. Questo sbarramento è dell'8 per cento. Vale a dire: tu ti candidi con la tua lista soltanto nel Lazio o in Lombardia (come ha fatto Ferrara). Per partecipare alla ripartizione proporzionale dei tuoi voti nel Lazio devi prendere almeno l'8 per cento dei voti del Lazio. E in Lombardia l'8 per cento dei voti lombardi. E così via.
Coalizioni C'è però il caso che due o più partiti si mettano insieme e formino una coalizione. La nostra legge elettorale incoraggia le coalizioni, perché abbassa lo sbarramento per i partiti che si coalizzano. Prevede però a questo punto anche uno sbarramento di coalizione: cioè i partiti che si mettono insieme devono poi, insieme, prendere una percentuale minima di voti per essere ammessi alla ripartizione proporzionale. Vediamo:
Alla Camera: i partiti coalizzati non hanno più bisogno del 4% dei voti per essere ammessi alla ripartizione proporzionale dei seggi. Gli basta il 2 per cento. Però bisogna che la coalizione nel suo complesso arrivi almeno al 10 per cento dei voti. Altrimenti nessuno dei partiti coalizzati verrà ammesso alla ripartizione. Quando la coalizione raggiunge la quota minima prevista (questo famoso 10%), i seggi si ripartiscono poi normalmente al suo interno secondo il criterio proporzionale.
Al Senato: i partiti coalizzati non hanno più bisogno dell'8 per cento dei voti per essere ammessi alla ripartizione proporzionale dei seggi su base regionale. Gli basta il 3 per cento. Però bisogna che la coalizione nel suo complesso arrivi almeno al 20 per cento dei voti. Altrimenti nessuno dei partiti coalizzati verrà ammesso alla ripartizione. Quando la coalizione raggiunge la quota minima prevista (questo famoso 20%), i seggi si ripartiscono poi normalmente all'interno della coalizione secondo il criterio proporzionale.

Premi di maggioranza

Prima di ammettere i partiti alla ripartizione proporzionale c'è un'altra correzione, quella del cosiddetto premio di maggioranza. Significa questo: che al partito o alla coalizione che ha preso più voti si assegnano più seggi di quanti gliene spetterebbero in base a una ripartizione proporzionale pura.
In particolare:
Alla Camera si assegnano 340 seggi alla coalizione che ha avuto più voti, qualunque risultato elettorale abbia raggiunto. 340 seggi equivalgono al 54% dei voti. Quindi anche se una coalizione è arrivata prima col 30% dei voti, la legge elettorale le permette di governare - alla Camera - con la maggioranza assoluta del 54%. Naturalmente se ha preso più del 54% dei voti, prenderà più seggi, vale a dire tutti i seggi che le spettano.
Al Senato: siccome la Costituzione assegna al Senato la funzione di camera dei rappresentanti regionale, i premi di maggioranza alla coalizione che ha avuto più voti si assegnano Regione per Regione. Ecco perché qui è possibile una situazione di pareggio: la somma dei vari premi di maggioranza regionali, assegnati ora a una coalizione ora a un'altra, può effettivamente produrre alla fine una situazione di parità.


Giorgio Dell'Arti


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